II Giornata Mondiale dei Poveri “Questo povero grida e il Signore lo ascolta” 18 novembre 2018

    A TUTTI I FRATELLI E LE SORELLE DEL’OFS DI SICILIA

     “Il senso di fraternità li renderà lieti di mettersi alla pari di tutti gli uomini, specialmente dei più piccoli, per i quali si sforzeranno di creare condizioni di vita di creature redente da Cristo” (Art. 13 Regola OFS).

     Oggetto:         II Giornata Mondiale dei Poveri “Questo povero grida e il Signore lo ascolta” 18 novembre 2018

    Carissimi fratelli e sorelle, il Signore vi dia pace,

    In questo mese di novembre ci apprestiamo a vivere la festa della nostra amata patrona Santa Elisabetta d’Ungheria, colei che ha consacrato tutta la sua vita a servizio dei poveri e degli ammalati; ed a ridosso della festa della nostra patrona, Papa Francesco invita tutta la Chiesa a celebrare, domenica 18 novembre la II Giornata Mondiale dei Poveri. Con il suo Messaggio, Papa Francesco si rivolge a tutti i fedeli, perché rivolgano ancora di più lo sguardo verso i poveri, per ascoltare il loro grido spesso silenzioso ma espresso dallo sguardo eloquente, e riconoscere le loro necessità. Crediamo fermamente che per noi Francescani Secolari, seguaci del poverello di Assisi, fratelli tra i poveri, non sia una casualità l’accostarsi delle due giornate.

    La questione della povertà resta un nodo centrale per la forma di vita del francescano. Si tratta infatti di un aspetto fondamentale e distintivo, consapevoli che la predilezione di Dio per i poveri, gli oppressi, i disprezzati è al centro dell’annuncio del Regno. Povertà vissuta da Francesco e Chiara d’Assisi di cui ne sono l’emblema, che si presenta sempre continuamente davanti a noi quale cartina tornasole dell’autenticità dei loro seguaci.

    I poveri, alla luce della Scrittura, e dall’esempio di Francesco d’Assisi e Chiara d’Assisi, sono un “luogo esistenziale rivelativo” da “com-prendere”, più che “dis-attendere”, fino a riconfigurare il volto delle nostre fraternità rendendole “con-formi” al volto di Cristo povero e crocifisso. Memori di quanto affermano i documenti del Concilio Vaticano II “Come Cristo ha compiuto la redenzione attraverso la povertà e le persecuzioni, così pure la Chiesa è chiamata a prendere la stessa via per comunicare agli uomini i frutti della salvezza” (LG 8,3).

    San Paolo VI nel suo discorso ai Terziari Francescani a riguardo della povertà dice: “E voi, alunni e figli del Poverello d’Assisi, dovete non solo onorarla, ma professarla, ad esempio ed a sostegno della Chiesa, e a monito per il mondo, che vediamo spesso ingolfato nella esclusiva o prevalente ricerca della ricchezza, nel conflitto sociale intorno alla ricchezza, nell’abuso gaudente, egoistico e vizioso della ricchezza."

     

    Una fraternità locale, anche se piccola, raggiunge la maturità quando si apre ai bisogni che scopre nel proprio territorio e sa alternare i momenti di preghiera e di formazione con azioni di carità operosa verso i poveri, verso coloro che soffrono nel corpo e nello spirito. 

    L’indirizzo che Papa Francesco ha voluto apporre a questa II Giornata, con il suo messaggio è chiaramente espresso dalle parole del Salmo 37 che hanno ispirato le realizzazione di quanto oggi viene offerto alla Chiesa: “Questo povero grida e il Signore lo ascolta”. Il contenuto del Messaggio si sviluppa intorno a tre verbi: “gridare”, “rispondere” e “liberare”. Per ognuna di queste tre parole, Papa Francesco elabora una breve sintesi esistenziale che ci provoca a riflettere.

    Anzitutto, − si domanda, − “come mai questo grido, che sale fino al cospetto di Dio, non riesce ad arrivare alle nostre orecchie e ci lascia indifferenti e impassibili?” Il Papa risponde positivamente affermando che: “È il silenzio dell’ascolto ciò di cui abbiamo bisogno per riconoscere la loro voce. Se parliamo troppo noi, non riusciremo ad ascoltare loro. Spesso, ho timore che tante iniziative pur meritevoli e necessarie, siano rivolte più a compiacere noi stessi che a recepire davvero il grido del povero. In tal caso, nel momento in cui i poveri fanno udire il loro grido, la reazione non è coerente, non è in grado di entrare in sintonia con la loro condizione. Si è talmente intrappolati in una cultura che obbliga a guardarsi allo specchio e ad accudire oltremisura se stessi, da ritenere che un gesto di altruismo possa bastare a rendere soddisfatti, senza lasciarsi compromettere direttamente.” Queste parole del santo Padre sono per noi francescani secolari, costruttori di fraternità, emblematiche: una carità a distanza, senza incontro faccia a faccia, senza compromissione personale, può ancora dirsi carità? Una carità ridotta a filantropia o a beneficenza può ancora credere e narrare l’incontro con Cristo nell’altro? La carità è incontro di volti, storia quotidiana, gesto e parola, capacità di relazione, di ascolto e attenzione. È cura dell’altro e azione per l’altro e al contempo cura di sé e azione e lavoro su di sé. 

    Il Papa afferma, inoltre, che la povertà “non è cercata, ma creata dall’egoismo, dalla superbia, dall’avidità e dall’ingiustizia. Mali antichi quanto l’uomo, ma pur sempre peccati che coinvolgono tanti innocenti, portando a conseguenze sociali drammatiche.

    Il santo Padre mette in guardia dal “giocare per avere il primato di intervento”. Chiede, anzitutto ai cristiani di comprendere “quanto sia distante il nostro modo di vivere da quello del mondo, che loda, insegue e imita coloro che hanno potere e ricchezza, mentre emargina i poveri e li considera uno scarto e una vergogna”. Al contrario, i discepoli di Cristo “sono chiamati a rendere loro onore, a dare loro la precedenza, convinti che sono una presenza reale di Gesù in mezzo a noi.” Questa è una veritiera opera di liberazione, perché aiuta a creare le condizioni necessarie per rispettare la dignità delle persone più deboli.

    La Chiesa con questa Giornata intende ribadire la sollecitudine della comunità cristiana verso quanti vivono ai margini della società a causa della loro condizione di povertà. Acquisisce così solidità la tradizione fortemente voluta da Papa Francesco nel 2016 di dedicare una Giornata Mondiale dedicata ai Poveri. In piena aderenza a questo magistero, carissime sorelle e carissimi fratelli, con tutta la Chiesa, riconfermiamo la nostra scelta preferenziale per i poveri, che non è a discrezione di ciascun fratello, ma ci interpella come fraternità sia locale che regionale, e ciò deve manifestarsi visibilmente: vivendo con i poveri per assumere quanto di valido c'è nella loro forma di credere, di amare e di sperare; servendoli preferibilmente con le nostre mani; condividendo con loro il pane e difendendo i loro diritti. Essere poveri con i poveri, fraternizzare con loro, è parte integrante del nostro carisma francescano secolare. Sappiamo tutti che i Fratelli e le Sorelle della Penitenza dei primordi e lungo il trascorrere dei secoli, erano un segno visibile e concreto nella realtà sociale, non certo facile di allora; ma noi oggi?

    Papa Francesco con le parole del Salmo, infine, consegna un messaggio di grande speranza, introducendo un’espressione di enorme impatto: «Ho cercato il Signore: mi ha risposto». È disarmante la semplicità con cui è espresso l’esito di questa ricerca. Il Signore, dunque, risponde! Per chi è nell’indigenza, questa certezza illumina una notte spesso sconfinata, che non conosce l’alba. La Giornata Mondiale dei Poveri, non lenirà probabilmente tutte le ferite che dilaniano la vita di quanti vivono ai margini; e, tuttavia, vuole essere un segno di speranza e una provocazione a diventare strumenti di misericordia viventi nel tessuto capillare della società, della comunità e dell’incontro personale. “Probabilmente, è come una goccia d’acqua nel deserto della povertà; e tuttavia può essere un segno di condivisione per quanti sono nel bisogno”, poiché la consapevolezza di una goccia accende la speranza per una pioggia rinfrescante.

    È in questa cornice che il Consiglio Regionale suggerisce delle iniziative da realizzare durante la settimana che va da lunedì 12 novembre a domenica 18 novembre:  

    • Ogni fraternità, meglio ancora in collaborazione con le fraternità limitrofe, potrebbe organizzarsi per portare nei luoghi di sofferenza e di marginalità un messaggio di pace, di prossimità, di fraternità. In particolare, luoghi come mense, case di accoglienza, carceri, ospedali, case di riposo, comunità terapeutiche, etc. 
    • Celebrare una Veglia di preghiera per i Poveri. 
    • Ogni fraternità secondo le proprie possibilità, adotta una iniziativa tipo: organizzare una colletta, portare la spesa a famiglie bisognose, offrire un pranzo od una cena ai poveri o sabato 17 novembre in occasione della festa di santa Elisabetta o domenica 18 novembre, come momento di festa e condivisione, affinché gli ultimi trovino il calore di una casa, la gioia di un pasto festivo e la solidarietà di quanti hanno voluto condividere la mensa in maniera semplice e fraterna. 
    • Durante la settimana da lunedì 12 a domenica 18 in ogni zona o tra fraternità limitrofe, si potrebbe organizzarsi, un Presidio Medico, dove fratelli e sorelle dell’Ofs medici specializzati potrebbero offrire prestazioni mediche gratuite per i poveri. 

    L’invito, comunque, è quello di non dimenticare che la povertà sociale della quale in questa Giornata si vuole portare l’attenzione, è solo una delle molteplici forme di povertà che l’uomo moderno patisce. Il povero al quale simbolicamente viene tesa la mano, come ricorda il logo della Giornata Mondiale dei Poveri, rappresenta l’umanità intera, che nell’esperienza quotidiana, sa di avere bisogno dell’abbraccio di Dio, quanto dell’attenzione e solidarietà dei fratelli.

    Questa giornata sarà poi occasione per lanciare una particolare iniziativa del Consiglio Regionale rivolta a tutte le Fraternità di Sicilia dal titolo “Le botteghe della carità”. Il progetto intende coinvolgere le Fraternità Locali al fine di promuovere dei piani volti a concretizzare azioni operative verso i più deboli, nell’ottica delle opere di misericordia.

    Carissime sorelle e carissimi fratelli vogliamo chiudere questo nostro invito con le parole di san Paolo VI:

    “Tocca ai cristiani, tocca a voi, Terziari, fare l’apologia vera e vissuta della povertà evangelica, ch’è affermazione del primato dell’amor di Dio e del prossimo, ch’è espressione di libertà e di umiltà, che è stile gentile di semplicità di vita. È un ideale, è un programma; impone rinuncia e vigilanza, adattamento all’ambiente e al dovere proprio d’ognuno, ma è poi, in fondo, fonte di letizia, della letizia del presepio, della «perfetta letizia» francescana” (Discorso di PAOLO VI ai Terziari Francescani, 19 maggio 1971). 

           Pace e Bene

                               Davide Guttilla                                                                                         Fabrizio Lombardo

                     Referente Regionale EPM                                                                                   Ministro Regionale